Storico e scienziato. Nacque a Venezia, l’8 febbraio 1514, figlio primogenito del patrizio veneziano Francesco Barbaro (1484-1549) e di Elena di Alvise Pisani. Suo padre era nipote del celebre umanista Ermolao Barbaro, nominato, nel 1491, patriarca di Aquileia da papa Innocenzo VIII. Fece gli studi primari a Venezia, dove frequentò la celebre scuola di Rialto, intorno al 1535 si iscrisse all'università di Padova studiando filosofia, matematica, ottica, astronomia, medicina e scienze naturali. Oltre a Benedetto Lampridio, che lo introdusse allo studio di Aristotele, ebbe come docenti di filosofia Marcantonio de Passeri e Vincenzo Maggi, Federico Delfino per l'astronomia, mentre Francesco Bonafede e Giambattista da Monte furono suoi insegnanti di scienze naturali e di medicina. Si addottorò in arti il 19 settembre 1540. Contribuì alla fondazione dell'Accademia degli Infiammati nel 1540. Frequentò i cenacoli letterari di Beatrice Pia degli Obizzi, a Padova, e del Badoer, a Venezia, stringendo rapporti di amicizia con Pietro e Torquato Bembo, Sperone Speroni, Benedetto Varchi, Giovanni della Casa e altri. Dal 1545 assunse il primo incarico pubblico conferitogli dalla Serenissima: l'incarico di sovraintendere alla costruzione dell'orto botanico di Padova. Il fine dell'impresa era di facilitare lo studio e lo sviluppo della medicina offrendo materia di esperimenti e di ricerche: a conferma di questo scopo, infatti, fu costruita, accanto all'orto botanico, una spezieria. Nel 1548 fu nominato provveditor di Comun, e dal 1548 al 1551 fu ambasciatore della Serenissima presso la corte inglese di Edoardo VI d'Inghilterra. Nel 1550, fu nominato da Giulio III coadiutore del patriarca di Aquileia, G. Grimani, con il titolo di patriarca eletto, inoltre, dall'inizio del 1562 al 1563, fu rappresentante della Serenissima Repubblica di Venezia al Concilio di Trento. Fu nominato storico ufficiale della Repubblica di Venezia per proseguire l'opera del Bembo. Si occupò anche di trattatistica architettonica dove la sua principale impresa fu l'edizione critica dei Dieci libri dell'architettura di M. Vitruvio tradutti e commentati da Monsignor Barbaro eletto patriarca d'Aquileia, stampata a Venezia nel 1566, grazie anche alla collaborazione con Andrea Palladio. Morì a Venezia il 13 aprile del 1570 e fu sepolto a S. Francesco della Vigna.
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