Briciole di pane

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Codice CNMF
CNMF0000000094
Storia del fondo
Comprende diversi gruppi di manoscritti. I manoscritti fatti copiare da Malatesta Novello Per dotare la sua libraria di un corredo di volumi adeguati e consoni al progetto di biblioteca che si prefiggeva, il signore di Cesena promosse uno scrittorio che, con attività organizzata e pianificata, produsse nell'arco di circa un ventennio oltre centoventi codici. Tra gli amanuensi ricordiamo Jean d'Epinal o, come si firmava, Johannes Antonii de Spinalo, che copiò almeno trentasei codici firmandone una trentina, Jacopo della Pergola, la cui attività è documentabile attraverso i suoi codici datati fra il 1446 e il 1454, e al quale Malatesta Novello affidò la trascrizione di opere di grande impegno come lo splendido De civitate Dei di S. Agostino (D.IX.1), la Naturalis historia di Plinio (S.XI.1) e di due dei tre volumi delle Vitae di Plutarco (S.XV.1 e S.XV.2); inoltre Frate Francesco di Bartolomeo da Figline, che fu anche il primo custode della libraria. Insieme a questo gruppo di amanuensi, furono attivi alla corte del signore di Cesena altri sei o sette scrittori nordici, che usarono la scrittura gotica. Tra questi, il tedesco Mathias Kuler, che nell'explicit del S.IX.3 si descrisse come amante della bella vita e dei piaceri in compagnia delle donne: “Amen. Bonum vinum in taberna, consortia mulierum consumpserunt omnia. Venite exultemus”. Malatesta Novello dichiara il suo ruolo di promotore, facendo apporre nella prima pagina di ogni codice il proprio stemma riccamente ornato all'antica e le iniziali M N dipinte o in oro o in altri colori entro un campo rettangolare a foglia d'oro. I manoscritti di Giovanni di Marco Nel 1484 la 'libraria' fondata dal Novello acquisì testi di medicina e di scienze, ma anche di letteratura e filosofia, donati dal riminese Giovanni di Marco, medico di Malatesta Novello e come lui appassionato collezionista di codici. Nato agli inizi del XV secolo, Giovanni di Marco si laureò in medicina all'Università di Padova; nel 1433-1434 fu medico condotto a Cesena e Malatesta Novello ne fece il suo medico personale. Le fonti ci autorizzano a ritenere che Giovanni ebbe un ruolo attivo accanto al Malatesta nella formazione della biblioteca che il signore stava allestendo: suggerì o effettuò lui stesso per conto di Novello acquisti di codici di medicina e di scienze, e grazie ai suoi rapporti con famosi umanisti del tempo fece arrivare a Cesena antichi manoscritti da cui trarre copie per la biblioteca. L'aver condiviso con il signore di Cesena la realizzazione e l'arricchimento della biblioteca per quasi un ventennio, fu il motivo che spinse Giovanni di Marco a lasciare per testamento tutti i suoi libri alla Malatestiana. L'inventario notarile redatto alla sua morte elenca 119 codici; di essi si conservano in Malatestiana 53 manoscritti, gli altri furono venduti o comunque non collocati in biblioteca perché cartacei o perché contenenti testi già presenti in essa. La maggior parte delle opere possedute da Giovanni di Marco sono di carattere medico e riflettono i suoi studi universitari, essendo i testi propri del curriculum dello studente prima in artibus e poi in medicina theorica e practica, compreso lo studio della chirurgia. Tra i testi medici si segnalano quelli di Galeno e di Ippocrate con i commenti di Taddeo Alderotti e di Mondino de'Liuzzi, che ci testimoniano l'attività di insegnamento e il sapere universitario dei secoli XIII e XIV. E' rappresentata anche la medicina araba nelle opere di Rhazes e di Hali Abbas e nel Canone di Avicenna. Nella raccolta di Giovanni di Marco molte sono le opere filosofiche, che comprendono quelle di Aristotele e dei suoi commentatori; infine sono presenti numerosi testi di autori classici, come Virgilio, Seneca, Orazio e Ovidio. I manoscritti di appartenenza francescana I francescani, la cui presenza a Cesena è documentata a partire dal 1250, attivarono fin dagli inizi del Trecento all'interno del loro convento uno studium, per la formazione dei loro studenti. Negli anni quaranta del XV secolo ebbero l'esigenza di avere a disposizione un nuovo locale per la collocazione della loro biblioteca, la qual cosa fu resa possibile dall'intervento di Malatesta Novello, che intervenne nella costruzione della biblioteca e aggiunse ai volumi posseduti dai frati un ricco corredo di nuovi codici. I manoscritti di provenienza conventuale comprendono Bibbie, intere e singoli libri, opere di teologia e filosofia, testi di diritto, grammatica e dizionari. I manoscritti greci Ben poco si conosce circa modi e tempi nei quali i quattordici esemplari greci della Malatestiana, 'per lo più vecchi e di provenienza orientale' (Campana, 1932, p. 89), giunsero in Italia: solo del codice di Demostene ms. D.XXVII.1, risalente alla prima età paleologa, sappiamo che appartenne alla famiglia Crisolaria e fu acquistato nel 1431 a Costantinopoli dal fanese Nicolò Martinozzi, poi cancelliere di Malatesta Novello (Pontani, 1995, pp. 357, 364-374, 378-379, 382-386; Pontani, 1999, pp. 265-266); fra altri possibili intermediari, non sarà tuttavia inutile ricordare Ciriaco d'Ancona o Francesco Filelfo; il primo fu infatti legato a Sigismondo; se poco prima del 1441 egli visitò le antichità di Rimini in compagnia di Giovanni di Marco, medico di Malatesta Novello (Fabbri, 1998, pp. 21, 32), glosse di sua mano, comunque anteriori al 1452, s'incontrano nell'Odissea ms. D.XXVII.2, del 1311, che appartenne al metropolita di Creta Niceforo Moschopoulos (Pontani, 1997). Dal Filelfo lo stesso Novello 'ebbe la traduzione di due Vite di Plutarco, e si procurò le versioni delle altre, fornite dagli umanisti che vi si erano dedicati negli ultimi decenni, tra i quali ancora Guarino (Frabbri, 1998, p. 27). I manoscritti ebraici A Cesena in epoca malatestiana, fra gli anni trenta e sessanta del Quattrocento, c'erano una cinquantina di ebrei riuniti in una decina di famiglie, di cui almeno tre erano coinvolte nella gestione dei banchi di prestito. Alcuni ebrei si distinsero come medici. E' il caso di Angiolo de Rossi che nel 1459 ottenne da papa Pio II il permesso di esercitare l'arte medica a Cesena, e di Manuele di Salomone che nel 1460 era stato nominato medico e confidente del duca di Milano e che nel 1474 ottenne da papa Sisto IV un analogo permesso. Probabilmente i proprietari dei manoscritti ebraici entrati nella Malatestiana nella seconda metà del Quattrocento, o forse prima, vanno ricercati fra gli ebrei di Cesena. In questo caso i sette volumi o furono donati alla biblioteca o furono acquistati dai suoi fondatori. I manoscritti di Niccolò II Masini Consiste di dodici libri donati alla Malatestiana tra 1587 e 1600 da Niccolò II Masini (Cesena 1533-1602), medico e 'diligentissimo investigatore di cose antiche e rare', fonte di rilievo per la storia cesenate del Quattrocento e Cinquecento. Scrisse tra l'altro una Vita di Malatesta Novello, pubblicata dal Muccioli (II, 1784, pp. 270-279), oltre a quella del poeta cesenate Francesco Uberti (anch'essa pubblicata dal Muccioli, II, 1784, p. 135), e l'opera medica De gelidi potu absu (Cesena, Bartolomeo Raverio, 1602). Fu anche possessore di un 'antiquarium', poi disperso, e fece apporre lapidi e iscrizioni in diverse chiese cesenati e in case di famiglia (cfr. Fabbri, 1990, pp. 127-149; Carlo Antonio Andreini, Notizie delle famiglie illustri di Cesena, Biblioteca Malatestiana, ms. 164.34, tomo IV, pp. 212-223, 258-259). Tutti i codici donati alla Malatestiana dal Masini possiedono frontespizi decorati a penna realizzati dal cugino Francesco Masini (Cesena ?-1603), importante artista e architetto cesenate del Cinquecento, autore di diverse decorazioni in palazzi cittadini e dell'apparato della fontana di Piazza del Popolo (Pasini-Savini, 1998, pp. 57-61; Righini, 2001, pp. 19-36). I manoscritti post malatestiani Gruppo di codici, di varia provenienza, acquisiti dalla Biblioteca Malatestiana dopo la morte di Malatesta Novello, tra il sec. XVI e il sec. XIX.
Manoscritti appartenenti al fondo
420
Segnature registrate in Manus
407
Schede in lavorazione
261
Schede pubblicate
Biblioteca