Poeta di Lecce contribuì a quel movimento letterario di Terra d'Otranto che si ispirava a sensi di libertà. Propugnatore di riforme popolari e insieme dell'educazione politica dei cittadini, quando si accorse che nella elezione degli ufficiali della guardia nazionale non si era proceduto regolarmente, inviò una protesta al Governo insieme a Giuseppe Libertini e a nome di altri liberali. Nel conditto fra il Re e il Parlamento napoletano, il 15 maggio 1848 si battè sulle barricate. Poi tornato a Lecce, fece parte della turba che distrasse le liste formate per le nuove elezioni, irruppe nella prima stanza della cancelleria e lacerò i ritratti dei sovrani borbonici. Posto sotto processo, durante il quale più clic a sa pensò ad Achille Bertone suo coimputato, fu assolto, per insufficienza ili prove. In seguito a Lecce, condusse vita misera, e per campare s'interessò grandemente di un giornale « 11 filosofo Barba-Bianca » e si trascinò ne' seminari, ne' collegi, nelle sale tlecurionali, in accademie scolorite, vigilate dal Governo borbonico. In una poesia del 26 agosto 1855 a Santo Oronzo fece chiare allusioni politiche ed usci in accenti sottintesi e in frasi sottolineate. Con l'entrata di Garibaldi in Napoli ridestò la sua musa palriotica, e, scomparsa la miseria, parve quasi ringiovanire. Da Foggia inneggiò al Dittatore, e spronò il figlio Napoleone, che si era arruolato fra i garibaldini, a compiere onoratamente il proprio dovere per la libertà della patria. Poco dopo, dal Governo nazionale, ottenne un posto in Sicilia, ma presto ritornò in patria.
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