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ISIL Code
IT-FC0011
City
Cesena
Address
piazza Bufalini 1 Cesena (Forlì-Cesena) - EMILIA-ROMAGNA
Type
Comune
Approximate number of medieval manuscripts
-
Approximate number of modern manuscripts
-
Approximate number of collections of letters
-
Shelfmarks recorded in Manus
1090
Descriptions in progress
462
Published descriptions
Related projects
Catalogazione dei manoscritti della Biblioteca Malatestiana
Historical information
All'interno della Biblioteca Malatestiana di Cesena si trovano quattro diverse collezioni librarie: 1) La Biblioteca Malatestiana 2) La Biblioteca Piana 3) La Biblioteca Comunale (di cui fanno parte anche i Corali del cardinal Bessarione) 4) I corali del Duomo 1) La Malatestiana è l'unico esempio di biblioteca umanistica conventuale perfettamente conservata nell'edificio, negli arredi e nella dotazione libraria, come ha riconosciuto l'Unesco, inserendola, prima in Italia, nel Registro della Memoire du Monde. L'idea della biblioteca va attribuita ai frati del convento di San Francesco, che avevano in animo di costruirne una ad uso dellostudium, annesso al loro convento fin dal Trecento. Nel 1450 è documentato il primo intervento di Malatesta Novello, signore di Cesena, che fece proprio il progetto dei frati e nel loro convento eresse la sua libraria. Al modello inaugurato nella biblioteca del convento domenicano di San Marco a Firenze da Michelozzo (1444), si ispira la Malatestiana di Cesena, cui Matteo Nuti, esaltato come Dedalus alter nell'epigrafe che si legge accanto alla porta d'ingresso, pose il sigillo del suo nome: 'MCCCCLII Matheus Nutius Fanensi ex urbe creatus Dedalus alter opus tantum deduxit ad unguem' ('1452. Matteo Nuti, nato a Fano, secondo Dedalo, condusse a compimento una tale opera'). Sul timpano del portale campeggia l'elefante, emblema dei Malatesti, con il motto 'Elephas Indus culices non timet' ('L'elefante indiano non teme le zanzare'), mentre ai lati dell'architrave e sui capitelli delle lesene, sono raffigurati i simboli araldici della grata, delle tre teste e della scacchiera. La porta in legno scuro è opera di Cristoforo da San Giovanni in Persiceto e reca la data 15 agosto 1454. L'araldica dei Malatesti è riprodotta anche all'interno, sui capitelli delle colonne della sala e sui 58 plutei (29 per parte), gli imponenti banchi di legno di pino in cui si conservano i codici. Varcato il maestoso portale, l'impressione è quella di trovarsi in una vera e propria 'chiesa in miniatura': la biblioteca ha una pianta a tre navate, tutte e tre con copertura a volte, a botte quella centrale, a crociera quelle laterali, un poco più larghe e basse. La luce, distribuendosi dalle finestrelle archiacute, due per campata, si ripartisce nelle navate laterali, mentre la navata centrale, scandita da venti eleganti colonne con capitelli a scudi e a foglie pendule, è illuminata longitudinalmente dal grande rosone di fondo. Da qui un suggestivo fascio di luce cade sulle epigrafi del pavimento, che rinnovano la memoria del donatore: 'Mal(atesta) Nov(ellus) Pan(dulphi) fil(ius) Mal(atestae) nep(os) dedit' ('Malatesta Novello figlio di Pandolfo nipote di Malatesta diede'). Anche il colore riveste un ruolo preciso: il bianco delle colonne mediane, il rosso del pavimento in cotto e delle semicolonne e il verde dell'intonaco, riportato alla luce dai restauri degli anni Venti del Novecento, rimandano ai colori degli stemmi malatestiani. Per dotare la sua libraria di un corredo di volumi adeguati e consoni al progetto di biblioteca che si prefiggeva, il signore di Cesena promosse uno scrittorio che, con attività organizzata e pianificata, produsse nell'arco di circa un ventennio oltre centoventi codici. I manoscritti commissionati o acquistati da Malatesta Novello (circa 150 esemplari) integrarono il preesistente fondo conventuale. Si aggiunsero alla raccolta i testi di medicina e di scienze, ma anche di letteratura e filosofia, donati dal riminese Giovanni di Marco, medico di Malatesta Novello e come lui appassionato collezionista di codici. Quattordici codici greci, acquistati molto probabilmente da Malatesta Novello a Costantinopoli, sette ebraici e altri donati al Novello, più qualche codice aggiunto nei secoli successivi completarono la raccolta, che ammonta a 343 manoscritti. Tra il XVI e il XVIII secolo furono collocati in Malatestiana 48 volumi a stampa contenenti opere di autori cesenati, tra i quali Iacopo Mazzoni, Scipione Chiaramonti e Giuseppe Verzaglia. 2) La Piana è così chiamata dal nome del suo possessore, il papa Pio VII, al secolo Gregorio Barnaba Chiaramonti. Possiamo supporre che Gregorio Barnaba Chiaramonti abbia ben presto iniziato a formarsi una biblioteca, che raccoglieva testi di diverse discipline, e che lo seguì nelle varie sedi corrispondenti alla sua carriera ecclesiastica, per finire poi a Roma, al Quirinale. Qui la biblioteca del papa si arricchì con donazioni e con acquisti, tra i quali va ricordata l'acquisizione da parte di Pio VII dei libri a stampa appartenuti al cardinale spagnolo Francesco Saverio de Zelada. In seguito all'occupazione francese di Roma e alla deportazione del papa, essa subì saccheggi e dispersioni. Proprio per aver assistito personalmente ai danni perpetrati anche nei confronti del patrimonio culturale (la biblioteca di Pio VI, ricca di preziosi incunaboli e di manoscritti pregiati, era stata in parte confiscata dai Francesi, in parte dispersa sul mercato antiquario), e per cautelarsi contro possibili future soppressioni, Pio VII stabilì con il Breve del 21 agosto 1821 che la sua biblioteca fosse affidata in uso al monastero del Monte di Cesena, riservandone però la proprietà ai discendenti primogeniti della famiglia Chiaramonti. Alla morte del papa essa fu quindi trasportata nell'abbazia benedettina cesenate, ove rimase fino a quando non entrò in vigore la legge del 7 luglio 1866 che, stabilendo lo scioglimento delle congregazioni religiose, ne passava la proprietà al Demanio, compresa la biblioteca. I Chiaramonti citarono allora in giudizio sia il Demanio sia il Comune di Cesena (in quanto la raccolta era stata depositata presso la Malatestiana), per possesso illegale di beni non facenti parte del patrimonio ecclesiastico, poi nel 1878 stipularono un accordo in base al quale la proprietà della biblioteca di Pio VII restava alla famiglia (che si riservava il diritto di ottenere un'eventuale restituzione materiale), mentre la Malatestiana diveniva ufficialmente il luogo della sua conservazione. Nel 1927 i Chiaramonti pretesero la riconsegna della biblioteca, che venne trasferita nel loro palazzo; nello stesso tempo, a seguito dei Patti Lateranensi e al riconoscimento della personalità giuridica degli enti religiosi soppressi, i Benedettini del monastero del Monte avviarono un'azione legale per riottenerne la custodia. La questione ebbe termine nel 1941, quando gli eredi Chiaramonti decisero di vendere la Biblioteca Piana allo Stato Italiano, che stabilì il suo deposito definitivo presso la biblioteca Malatestiana, anche se non sono mancati nuovi tentativi da parte dei Benedettini di riaverne la custodia. Dei 59 manoscritti medievali e umanistici appartenenti alla Piana, ben 40 provengono da una donazione fatta al papa nel 1814 dal marchese romano Gian Giacomo Lepri. Essi sono descritti in un volumetto che il Lepri unì al dono, dal titolo Descrizione di num° 40 manoscritti, cioè num° 32 membranacei, num° 7 cartacei, e n° unico bombicino, quali vengono devotamente umiliati ed offerti alla Santità di nostro Signore papa Pio VII felicemente regnante dall'infimo dei suoi sudditi il march. Gio. Giacomo Lepri l'anno di nostra salute 1814 (attuale collocazione: Piana 3.206). Il fondo manoscritto della biblioteca Piana comprende anche 46 manoscritti dei secoli XVII-XIX, in particolare 5 sono datati o databili al XVII secolo, 14 al XVIII, 27 risalgono ai primi due decenni dell'Ottocento. 3) Come in altre città, anche a Cesena la Biblioteca Comunale ha avuto origine tra la fine del ‘700 e l'inizio dell'800 in seguito alla confisca da parte dello Stato delle librerie appartenenti agli Ordini religiosi, soppressi in seguito alla venuta dei francesi, e al riordino della grande quantità di materiale che si era così accumulato. Quello che di originale si può invece riscontrare nel caso cesenate è l'intrecciarsi delle vicende che portarono alla nascita della Comunale con quelle della Malatestiana, la libraria edificata all'interno del convento di San Francesco dal signore di Cesena Malatesta Novello alla metà del Quattrocento. Dal 2001 è in corso di realizzazione il progetto denominato “Grande Malatestiana”, che prevede il recupero degli spazi occupati fino al luglio 2006 del Liceo Classico, per l'ampliamento dei servizi della Comunale, una completa risistemazione delle collezioni librarie e la creazione di un nuovo percorso per accedere alla visita della biblioteca antica. Come agli inizi dell'Ottocento si volle fondare la nuova biblioteca pubblica accanto all'antica “libraria domini”, così questo progetto si pone come obiettivo proprio “l'equilibrio fra tradizione e modernità, che garantisca per la Malatestiana uno sviluppo coerente con i propri fini istituzionali e con la propria storia”¦, che consenta alla biblioteca, senza smembrarsi, di continuare a crescere e a rinnovarsi con continuità, nel rispetto della propria storia e in relazione alle mutate esigenze della città e dei suoi utenti”. La Biblioteca Comunale conserva anche otto corali fatti eseguire dal cardinale Bessarione intorno alla metà del Quattrocento, che costituiscono una delle più importanti serie liturgiche miniate del XV secolo nell'Italia settentrionale. 4) Accanto ai corali commissionati dal Cardinale Bessarione, la Malatestiana conserva 7 corali, di proprietà della Diocesi di Cesena, realizzati a Cesena alla fine del XV secolo. La serie fu commissionata dal vescovo di Cesena, Giovanni Venturelli, successore di Antonio Malatesta, e dai canonici della Cattedrale. Depositati temporaneamente presso la Biblioteca durante la Prima Guerra Mondiale, nel 1919 l'allora Soprintendente per i beni librari Francesco Malaguzzi Valeri decise per il deposito perpetuo per motivi di conservazione. In occasione del 550° di fondazione, l'Istituzione Biblioteca Malatestiana ha promosso il nuovo catalogo dei manoscritti malatestiani che utilizza i sistemi informativi di tipo elettronico e mette a disposizione in rete tutta la documentazione disponibile, procedendo in maniera programmata e graduale al recupero e all'ampliamento delle informazioni. Nato dalla collaborazione con Antonio Cartelli e Marco Palma dell'Università di Cassino, ma realizzato all'interno della Biblioteca, il catalogo offre testi fondamentali per la storia della Malatestiana, descrizioni di manoscritti, molte delle quali appositamente redatte o commissionate dalla Biblioteca, una bibliografia continuamente arricchita di nuove notizie e infine una ricca sezione di immagini. Iscrivendosi al forum con una semplice scheda accessibile in rete, è possibile ricevere informazioni, esprimere le proprie opinioni o richieste, partecipare a dibattiti, vedere pubblicati in forma elettronica ricerche e studi attinenti alla Malatestiana. Il catalogo aperto è consultabile al seguente indirizzo: http://catalogoaperto.malatestiana.it/